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La nostra normalità

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Ogni volta che sento che il Papa si scaglia contro “aborto e matrimoni gay” (come se, peraltro, le due questioni avessero lo stesso peso etico e si prestassero alla stessa interpretazione massimalista su cosa sia bene o male), mi viene da pensare “Ecchissenefrega”. Un po’ perché rappresento quella percentuale non indifferente di cattolici che, pur potendo entrare in una chiesa senza essere fulminati in virtù del fatto di avere accumulato tutti i sacramenti necessari, in chiesa ci va giusto per le funzioni essenziali come funerali, matrimoni e (sempre meno spesso) battesimi. E un po’ perché comincio a pensare che sia compito mio, fra gli altri, contribuire a rendere le prediche del Papa vane e irrilevanti.

Intendiamoci, la questione dell’aborto è personale, e se un cattolico ritiene che interrompere una gravidanza sia peccato è giusto che possa non farlo. Meno giusto è imporre agli altri la sua percezione, è uno Stato laico, la riduzione del danno, tutte cose di cui abbiamo già parlato. Sulle coppie gay, invece, la questione non è personale. Non si riduce interamente a scegliere per se stessi se essere o meno in una coppia gay: le pretese dittatoriali del Vaticano e dei cattolici fondamentalisti, in questo caso, si allargano fino a impedire alle persone di ottenere elementari diritti civili, di cui già godono senza danno o disturbo sociale di sorta in moltissimi altri paesi del mondo.

Torniamo a noi. Nel mio giro di amici le coppie gay sono la norma. Non si nascondono, non sono “discrete”, si formano e si sciolgono come le coppie etero, litigano, si tradiscono, si annoiano, si coccolano come le coppie etero. Non c’è la minima differenza, nessuno ci spende del tempo, non sono una novità. Nel mio giro di amici (nei vari giri di amici che ho), essere omosessuali non è una notizia. In un certo senso, il microcosmo a cui appartengo ha già creato la normalità necessaria a far sembrare le parole del Papa qualcosa di assurdo. Cioè, qua da noi succede già, e non solo non è morto nessuno e Cristo non è sceso dalla croce a farci no col ditino, ma stiamo tutti benissimo. Per cui niente, Sacra Bibbia epic fail.

Vedo difficile creare una “normalità” dell’aborto. Ognuno ha il diritto di vivere il corpo in privato, e le continue violenze psicologiche subite dalle donne che cercano anche solo di farsi prescrivere un contraccettivo sono sufficienti senza dover trascinare anche l’interruzione di gravidanza sulla pubblica piazza. Ma le coppie gay sono già un fatto della vita per moltissimi di noi. Sta a noi accettarle e farle accettare come perfettamente normali, anche a chi ancora non comprende, non capisce, pensa a Il vizietto, a Platinette, alla deboscia vansantiana, ai  disperati froci in erba di Maurice, alle palestrate seminude sui carri del Pride; a tutto meno che a due persone che, banalmente, nel bene e nel male, si tengono per mano mentre vanno a fare la spesa, si disputano le coperte, bisticciano sul film da vedere. Gente normale, per niente interessante, noiosa perfino. Anni luce dal disordine oggettivo paventato dal vecchietto con le occhiaie.


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